

IL CORPO PARLANTE
X Congresso de la AMP,
Rio de Janeiro 2016
383
382
Cinque conferenze sulla psicoanalisi (1909) – Prima conferenza.
Vol. 6
“(…) quasi tutti i sintomi erano sorti come residui – ‘sedimenti’ si potrebbe
dire – di esperienze cariche di affetto, che perciò più tardi abbiamo chiamato
‘traumi psichici’, e la loro singolarità trovava spiegazione nel rapporto con la
scena traumatica che li aveva causati. Essi erano, per usare un termine tecnico,
determinati
dalle scene di cui rappresentavano i residui mnestici, e non era più
necessario descriverli come produzioni arbitrarie o enigmatiche della nevrosi.”
p. 133
Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia
paranoides) descritto autobiograficamente (Caso clinico del
presidente Schreber) (1910). Vol. 6
“(…) l’individuo nel corso del suo sviluppo, mentre unifica le pulsioni sessuali
già agenti autoeroticamente al fine di procurarsi un oggetto d’amore, assume
anzitutto se stesso, vale a dire il proprio corpo come oggetto d’amore, prima di
passare alla scelta oggettuale di una persona estranea. Che tale fase di transizione
venga attraversata tra l’autoerotismo e la scelta oggettuale è probabilmente
inevitabile nella normalità dei casi; sembra, però, che molte persone vi si
trattengano per un tempo insolitamente lungo e che in esse persistano molti
tratti di questa fase nei momenti successivi del loro sviluppo.”
p. 386
Pulsioni e loro destini. Vol. 8
“Io penso in effetti che la contrapposizione di conscio e inconscio non possa
essere applicata alla pulsione. Una pulsione non può mai diventare oggetto
della coscienza, solo l’idea che la rappresenta lo può. Ma anche nell’inconscio la
pulsione non può essere rappresentata che da un’idea.”
p. 60
Il problema economico del masochismo (1924). Vol. 10
“Nei miei
Tre saggi sulla teoria sessuale
(…) ho affermato (…) addirittura che ‘è
possibile che nell’organismo non avvenga nulla di significativo che non abbia
da fornire la sua componente all’eccitamento della pulsione sessuale’. Secondo
questa ipotesi anche l’eccitamento dovuto al dolore e al dispiacere dovrebbe
avere la medesima conseguenza.”
p. 9
“La libido ha il compito di mettere questa tensione distruttiva nell’impossibilità
di nuocere, e assolve questo compito dirottando gran parte della pulsione
distruttiva verso l’esterno (…) una parte di questa pulsione è messa al servizio
della funzione sessuale (…) Un’altra parte, invece, non viene estroflessa,
permane nell’organismo, e con l’aiuto dell’eccitamento sessuale concomitante
che abbiamo menzionato sopra viene libidicamente legata. In questa parte
dobbiamo riconoscere il masochismo originario, erogeno.”
p. 9-10
La perdita di realtà nella nevrosi e nella psicosi (1924). Vol. 10
“Nevrosi e psicosi sono entrambe espressioni della ribellione dell’Es contro il
mondo esterno del suo dispiacere, o, se preferite, della sua incapacità di adattarsi
alla dura realtà, all’Ananke [necessità]. Nevrosi e psicosi si differenziano in modo
assai più netto nella reazione iniziale di partenza che non in quella successiva,
che rappresenta un tentativo di riparazione.”
p. 41
Inibizione, sintomo e angoscia (1925). Vol. 10
“L’analisi dimostra che quando il suonare il piano, lo scrivere, e lo stesso
camminare soggiacciono a inibizioni nevrotiche, ciò è dovuto a una sovraintensa
erotizzazione delle dita, e dei piedi e cioè degli organi impegnati in tali funzioni.
Siamo giunti in generale a ritenere che la funzione dell’Io di un organo venga
lesa quando aumenta la sua erogenità, il suo significato sessuale.”
p. 239
“(…) l’angoscia non viene prodotta ex–novo nel processo di rimozione bensì
viene riprodotta quale stato affettivo in base a un’immagine mnestica già
esistente. (…) Gli stati affettivi sono incorporati nella vita psichica come
sedimenti di antichissime esperienze traumatiche, e vengono ridestati quali
simboli mnestici in situazioni simili.”
p. 243
“Essendo intimamente legato all’Es, l’Io può difendersi dal pericolo pulsionale
soltanto restringendo la sua stessa organizzazione e tollerando la formazione
sintomatica quale sostituto per il pregiudizio arrecato alla pulsione.”
p. 302
Il disagio della civiltà (1929). Vol. 10
“La felicità, in quell’accezione ridotta in cui è considerata possibile, è un
problema dell’economia libidica individuale. Non vi è qui un consiglio che valga
per tutti; ogni individuo deve trovare da sé la maniera particolare in cui può
essere felice (…) il successo non è mai sicuro, dipende dall’azione congiunta
di molteplici fattori e, forse, più che da ogni altra cosa dalla capacità della
costituzione psichica di adeguare la propria funzione al mondo circostante e di
usarlo per trarne piacere.”
p. 575-576
“Qualche volta crediamo di avvertire che non solo la pressione della civiltà,
ma qualcosa nell’essenza della funzione [sessuale] stessa ci impedisca il pieno
soddisfacimento e ci spinga a percorrere altre strade.”
p. 595
Sigmund Freud