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IL CORPO PARLANTE

X Congresso de la AMP,

Rio de Janeiro 2016

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Cinque conferenze sulla psicoanalisi (1909) – Prima conferenza.

Vol. 6

“(…) quasi tutti i sintomi erano sorti come residui – ‘sedimenti’ si potrebbe

dire – di esperienze cariche di affetto, che perciò più tardi abbiamo chiamato

‘traumi psichici’, e la loro singolarità trovava spiegazione nel rapporto con la

scena traumatica che li aveva causati. Essi erano, per usare un termine tecnico,

determinati

dalle scene di cui rappresentavano i residui mnestici, e non era più

necessario descriverli come produzioni arbitrarie o enigmatiche della nevrosi.”

p. 133

Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia

paranoides) descritto autobiograficamente (Caso clinico del

presidente Schreber) (1910). Vol. 6

“(…) l’individuo nel corso del suo sviluppo, mentre unifica le pulsioni sessuali

già agenti autoeroticamente al fine di procurarsi un oggetto d’amore, assume

anzitutto se stesso, vale a dire il proprio corpo come oggetto d’amore, prima di

passare alla scelta oggettuale di una persona estranea. Che tale fase di transizione

venga attraversata tra l’autoerotismo e la scelta oggettuale è probabilmente

inevitabile nella normalità dei casi; sembra, però, che molte persone vi si

trattengano per un tempo insolitamente lungo e che in esse persistano molti

tratti di questa fase nei momenti successivi del loro sviluppo.”

p. 386

Pulsioni e loro destini. Vol. 8

“Io penso in effetti che la contrapposizione di conscio e inconscio non possa

essere applicata alla pulsione. Una pulsione non può mai diventare oggetto

della coscienza, solo l’idea che la rappresenta lo può. Ma anche nell’inconscio la

pulsione non può essere rappresentata che da un’idea.”

p. 60

Il problema economico del masochismo (1924). Vol. 10

“Nei miei

Tre saggi sulla teoria sessuale

(…) ho affermato (…) addirittura che ‘è

possibile che nell’organismo non avvenga nulla di significativo che non abbia

da fornire la sua componente all’eccitamento della pulsione sessuale’. Secondo

questa ipotesi anche l’eccitamento dovuto al dolore e al dispiacere dovrebbe

avere la medesima conseguenza.”

p. 9

“La libido ha il compito di mettere questa tensione distruttiva nell’impossibilità

di nuocere, e assolve questo compito dirottando gran parte della pulsione

distruttiva verso l’esterno (…) una parte di questa pulsione è messa al servizio

della funzione sessuale (…) Un’altra parte, invece, non viene estroflessa,

permane nell’organismo, e con l’aiuto dell’eccitamento sessuale concomitante

che abbiamo menzionato sopra viene libidicamente legata. In questa parte

dobbiamo riconoscere il masochismo originario, erogeno.”

p. 9-10

La perdita di realtà nella nevrosi e nella psicosi (1924). Vol. 10

“Nevrosi e psicosi sono entrambe espressioni della ribellione dell’Es contro il

mondo esterno del suo dispiacere, o, se preferite, della sua incapacità di adattarsi

alla dura realtà, all’Ananke [necessità]. Nevrosi e psicosi si differenziano in modo

assai più netto nella reazione iniziale di partenza che non in quella successiva,

che rappresenta un tentativo di riparazione.”

p. 41

Inibizione, sintomo e angoscia (1925). Vol. 10

“L’analisi dimostra che quando il suonare il piano, lo scrivere, e lo stesso

camminare soggiacciono a inibizioni nevrotiche, ciò è dovuto a una sovraintensa

erotizzazione delle dita, e dei piedi e cioè degli organi impegnati in tali funzioni.

Siamo giunti in generale a ritenere che la funzione dell’Io di un organo venga

lesa quando aumenta la sua erogenità, il suo significato sessuale.”

p. 239

“(…) l’angoscia non viene prodotta ex–novo nel processo di rimozione bensì

viene riprodotta quale stato affettivo in base a un’immagine mnestica già

esistente. (…) Gli stati affettivi sono incorporati nella vita psichica come

sedimenti di antichissime esperienze traumatiche, e vengono ridestati quali

simboli mnestici in situazioni simili.”

p. 243

“Essendo intimamente legato all’Es, l’Io può difendersi dal pericolo pulsionale

soltanto restringendo la sua stessa organizzazione e tollerando la formazione

sintomatica quale sostituto per il pregiudizio arrecato alla pulsione.”

p. 302

Il disagio della civiltà (1929). Vol. 10

“La felicità, in quell’accezione ridotta in cui è considerata possibile, è un

problema dell’economia libidica individuale. Non vi è qui un consiglio che valga

per tutti; ogni individuo deve trovare da sé la maniera particolare in cui può

essere felice (…) il successo non è mai sicuro, dipende dall’azione congiunta

di molteplici fattori e, forse, più che da ogni altra cosa dalla capacità della

costituzione psichica di adeguare la propria funzione al mondo circostante e di

usarlo per trarne piacere.”

p. 575-576

“Qualche volta crediamo di avvertire che non solo la pressione della civiltà,

ma qualcosa nell’essenza della funzione [sessuale] stessa ci impedisca il pieno

soddisfacimento e ci spinga a percorrere altre strade.”

p. 595

Sigmund Freud