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IL CORPO PARLANTE

X Congresso de la AMP,

Rio de Janeiro 2016

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mio insegnamento, ovvero che io parlo senza saperlo. Parlo con il mio corpo,

senza saperlo. E dunque dico sempre di più di quanto io non sappia.”

p. 114

“È il corpo parlante in quanto non può riuscire a riprodursi se non grazie a un

malinteso del suo godimento. In altri termini esso si riproduce soltanto grazie a

un fallimento di ciò che vuol dire, poiché ciò che esso vuol dire –ovvero, come

dice bene il francese, il suo

sens

– è il suo godimento effettivo. Ed è mancandolo

che si riproduce –cioè facendo l’amore.”

p. 115

“Ho detto che i corpi parlanti sono gli unici che si fanno un’idea del mondo in

quanto tale. Il mondo, il mondo dell’essere pieno di sapere, non è che un sogno,

un sogno del corpo in quanto parla, perché non c’è soggetto conoscente.”

p. 120-121

“Per ogni essere parlante, la causa del desiderio è, quanto alla struttura,

rigorosamente equivalente, se così posso dire, alla sua piegatura, cioè a quella che

ho chiamato la sua divisione di soggetto.”

p. 121

“Il reale, dirò, è il mistero del corpo parlante, è il mistero dell’inconscio.”

p. 125

“Vado dritto al punto in questione: il sapere è un enigma. Questo enigma

ci viene reso presente dall’inconscio quale si è rivelato attraverso il discorso

analitico. Esso si enuncia così: per l’essere parlante il sapere è ciò che si articola.”

p. 131

“È perché c’è l’inconscio, vale a dire lalingua, in quanto è per coabitazione con

essa che si definisce un essere chiamato essere parlante, che il significante può

essere chiamato a fare

segno

. Intendete questo segno come più vi piace, anche

come il

thing

dell’inglese, ovvero la cosa… È così che il soggetto si trova ad

essere, e soltanto per l’essere parlante, un essente il cui essere è sempre altrove,

come il predicato mostra.”

p. 136

“La contingenza l’ho incarnata nel

cessa di non scriversi

. Perché qui non c’è

nient’altro che incontro, l’incontro nel partner dei sintomi, degli affetti, di tutto

ciò che in ciascuno indica la traccia del suo esilio, non come soggetto ma come

parlante, del suo esilio dal rapporto sessuale”

p. 139

Il Seminario, Libro XXIII,

Il Sinthomo

. Astrolabio, Roma, 2006

“Bisogna infatti supporre che Adamo abbia nominato il bestiame nella lingua

di colei che chiamerò l’

Evita

. Ho tutto il diritto di chiamarla così poiché in

ebraico, ammesso che l’ebraico sia una lingua, il suo nome vuol dire

la madre

dei viventi

. Ebbene, l’Evita la lingua la ebbe subito sciolta se, dopo il supposto

nominare da parte di Adamo, la prima persona a servirsene fu proprio lei, per

parlare al serpente.

La cosiddetta creazione divina si raddoppia dunque con la chiacchiera del

parlessere

, come lo chiamo io, con cui l’Evita fa del serpente quello che mi

permetterete di chiamare lo

strizzachiappe

, designato anche come faglia, o ancora

meglio come fallo, dato che ne occorre almeno uno per fare il

faut-pas

, il

non si

può

, e anche il passo falso.”

p. 11

“Non si può tagliare questo nodo, definibile come borromeo, senza dissolvere il

mito del soggetto –del soggetto come non supposto, ossia come reale– che esso

non rende diverso da ogni corpo segnalabile come parlessere, e tale corpo non

ha uno statuto rispettabile, nel senso comune del termine, se non tramite questo

nodo.”

p. 36

“Il godimento fallico si situa invece alla congiunzione del simbolico con il reale.

Questo nella misura in cui, nel soggetto che trova supporto nel parlessere, che è

quello che io designo come l’inconscio, c’è il potere di congiungere la parola con

un certo godimento, il cosiddetto godimento fallico, che viene avvertito come

parassitario a causa della parola stessa, a causa del parlessere.Inscrivo dunque qui

il godimento fallico controbilanciando quello che è il senso. È il luogo di ciò che

in coscienza viene designato dal parlessere come potere.”

p. 53

“Un nodo dunque si può fare. È per questo che ho scelto la via che unisce

le estremità in maniera elementare. Mi sembrava il modo più didattico di

procedere vista la mentalità – non c’è bisogno di dire di più –la

senti-mentalità

propria del parlessere– la mentalità in quanto la sente, ne sente il fardello –e la

ment-alità

in quanto mente, è un fatto.

Che cos’è un fatto? È proprio lui a farlo. Non c’è fatto se non per il fatto che il

parlessere lo dice. Non ci sono altri fatti se non quelli che il parlessere riconosce

come tali dicendoli.”

p. 62

“L’amor proprio è il principio dell’immaginazione. Il parlessere adora il proprio

corpo perché crede di averlo. In realtà non ce l’ha, ma il suo corpo è la sua sola

consistenza.”

p. 62

“Questo è vero per il corpo considerato come tale –voglio dire adorato, poiché

l’adorazione è il solo rapporto che abbia il parlessere con il proprio corpo– solo

quando esso ne adora un altro, un altro corpo. La cosa è sempre sospetta perché

comporta lo stesso disprezzo –un disprezzo veritiero poiché di verità si tratta.”

p. 63

Jacques Lacan