

IL CORPO PARLANTE
X Congresso de la AMP,
Rio de Janeiro 2016
397
396
mio insegnamento, ovvero che io parlo senza saperlo. Parlo con il mio corpo,
senza saperlo. E dunque dico sempre di più di quanto io non sappia.”
p. 114
“È il corpo parlante in quanto non può riuscire a riprodursi se non grazie a un
malinteso del suo godimento. In altri termini esso si riproduce soltanto grazie a
un fallimento di ciò che vuol dire, poiché ciò che esso vuol dire –ovvero, come
dice bene il francese, il suo
sens
– è il suo godimento effettivo. Ed è mancandolo
che si riproduce –cioè facendo l’amore.”
p. 115
“Ho detto che i corpi parlanti sono gli unici che si fanno un’idea del mondo in
quanto tale. Il mondo, il mondo dell’essere pieno di sapere, non è che un sogno,
un sogno del corpo in quanto parla, perché non c’è soggetto conoscente.”
p. 120-121
“Per ogni essere parlante, la causa del desiderio è, quanto alla struttura,
rigorosamente equivalente, se così posso dire, alla sua piegatura, cioè a quella che
ho chiamato la sua divisione di soggetto.”
p. 121
“Il reale, dirò, è il mistero del corpo parlante, è il mistero dell’inconscio.”
p. 125
“Vado dritto al punto in questione: il sapere è un enigma. Questo enigma
ci viene reso presente dall’inconscio quale si è rivelato attraverso il discorso
analitico. Esso si enuncia così: per l’essere parlante il sapere è ciò che si articola.”
p. 131
“È perché c’è l’inconscio, vale a dire lalingua, in quanto è per coabitazione con
essa che si definisce un essere chiamato essere parlante, che il significante può
essere chiamato a fare
segno
. Intendete questo segno come più vi piace, anche
come il
thing
dell’inglese, ovvero la cosa… È così che il soggetto si trova ad
essere, e soltanto per l’essere parlante, un essente il cui essere è sempre altrove,
come il predicato mostra.”
p. 136
“La contingenza l’ho incarnata nel
cessa di non scriversi
. Perché qui non c’è
nient’altro che incontro, l’incontro nel partner dei sintomi, degli affetti, di tutto
ciò che in ciascuno indica la traccia del suo esilio, non come soggetto ma come
parlante, del suo esilio dal rapporto sessuale”
p. 139
Il Seminario, Libro XXIII,
Il Sinthomo
. Astrolabio, Roma, 2006
“Bisogna infatti supporre che Adamo abbia nominato il bestiame nella lingua
di colei che chiamerò l’
Evita
. Ho tutto il diritto di chiamarla così poiché in
ebraico, ammesso che l’ebraico sia una lingua, il suo nome vuol dire
la madre
dei viventi
. Ebbene, l’Evita la lingua la ebbe subito sciolta se, dopo il supposto
nominare da parte di Adamo, la prima persona a servirsene fu proprio lei, per
parlare al serpente.
La cosiddetta creazione divina si raddoppia dunque con la chiacchiera del
parlessere
, come lo chiamo io, con cui l’Evita fa del serpente quello che mi
permetterete di chiamare lo
strizzachiappe
, designato anche come faglia, o ancora
meglio come fallo, dato che ne occorre almeno uno per fare il
faut-pas
, il
non si
può
, e anche il passo falso.”
p. 11
“Non si può tagliare questo nodo, definibile come borromeo, senza dissolvere il
mito del soggetto –del soggetto come non supposto, ossia come reale– che esso
non rende diverso da ogni corpo segnalabile come parlessere, e tale corpo non
ha uno statuto rispettabile, nel senso comune del termine, se non tramite questo
nodo.”
p. 36
“Il godimento fallico si situa invece alla congiunzione del simbolico con il reale.
Questo nella misura in cui, nel soggetto che trova supporto nel parlessere, che è
quello che io designo come l’inconscio, c’è il potere di congiungere la parola con
un certo godimento, il cosiddetto godimento fallico, che viene avvertito come
parassitario a causa della parola stessa, a causa del parlessere.Inscrivo dunque qui
il godimento fallico controbilanciando quello che è il senso. È il luogo di ciò che
in coscienza viene designato dal parlessere come potere.”
p. 53
“Un nodo dunque si può fare. È per questo che ho scelto la via che unisce
le estremità in maniera elementare. Mi sembrava il modo più didattico di
procedere vista la mentalità – non c’è bisogno di dire di più –la
senti-mentalità
propria del parlessere– la mentalità in quanto la sente, ne sente il fardello –e la
ment-alità
in quanto mente, è un fatto.
Che cos’è un fatto? È proprio lui a farlo. Non c’è fatto se non per il fatto che il
parlessere lo dice. Non ci sono altri fatti se non quelli che il parlessere riconosce
come tali dicendoli.”
p. 62
“L’amor proprio è il principio dell’immaginazione. Il parlessere adora il proprio
corpo perché crede di averlo. In realtà non ce l’ha, ma il suo corpo è la sua sola
consistenza.”
p. 62
“Questo è vero per il corpo considerato come tale –voglio dire adorato, poiché
l’adorazione è il solo rapporto che abbia il parlessere con il proprio corpo– solo
quando esso ne adora un altro, un altro corpo. La cosa è sempre sospetta perché
comporta lo stesso disprezzo –un disprezzo veritiero poiché di verità si tratta.”
p. 63
Jacques Lacan