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IL CORPO PARLANTE

X Congresso de la AMP,

Rio de Janeiro 2016

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tra l’una e l’altra, non tutto l’essere passa nel linguaggio, cosa che la scienza non

capisce perché punta proprio a quello, né tutto il linguaggio passa nell’essere:

non è possibile modellarci secondo il codice genetico preferito. Ora ci sono

anche questi deliri, quando si fanno i figli in provetta c’è chi delira sul fatto che

si possa manipolare il gene e far sì che il figlio risponda di più a un certo ideale

materno.”

p. 14

Fort-Da, 1, Aprile 2014, Aracne Editrice, Roma, 2014

Maurizio Mazzotti,

L’inconscio, dipendenza dal linguaggio

“Il malinteso è la dimensione in cui ci si immerge quando si parla, quella in cui

le parole veicolano un’altro senso rispetto a quanto avevamo intenzione di dire.

Per la legge del malinteso l’inconscio è ciò che sorge dall’equivoco delle parole

(…). Equivoco che non possiamo padroneggiare, perché non possiamo gestire il

modo in cui le parole equivocano tra di loro. Tra un suono e l’altro l’inconscio è

la dimensione in cui l’equivoco è allo zenith; sono fatti di parole malintese (…)

che incidono in una maniera particolare e incalcolabile.”

p.119

IV /f. Pubblicazioni on line

Antonio Di Ciaccia,

Il transfert nel XXI secolo

, in

Appunti

, 2014

“Se si segue J.-A. Miller nel suo intervento [per il X Congresso dell’AMP] mi

sembra accentuare il termine incarnazione. Nella rapida disamina che J.-A.

Miller fa partendo da Cartesio, egli si sofferma sul termine husserliano di

Leib

che, differenziandosi da

Körper

, ossia dal corpo fisico, ci dà quel corpo umano

vivente che Merleau-Ponty chiama

chair

, carne. Termine che Lacan riprenderà

quando evoca la carne che porta l’impronta del segno. (…) Non si può passare

sotto silenzio il fatto che il termine

Einverleibung

, incorporazione o, meglio

ancora, incarnazione, sia un termine propriamente freudiano, utilizzato per

illustrare quel meccanismo fondamentale nella costituzione del soggetto umano

che Freud ha chiamato identificazione (…) Il mistero dell’unione dell’anima e

del corpo secondo Cartesio prende così il volo verso il mistero dell’unione della

parola e del corpo di Lacan. Da qui il termine ‘parlessere’, neologismo atto a dire

questa misteriosa unione.”

p. 33

Antonio Di Ciaccia,

Il transfert nel XXI secolo

“(…) come poter analizzare quando l’inconscio di Freud viene sostituito

dal

parlessere

di Lacan? (…) il mistero dell’unione dell’anima e del corpo

secondo Cartesio prende il volo verso il mistero dell’unione della parola e del

corpo di Lacan. Da qui il termine ‘

parlessere

’, neologismo atto a dire questa

misteriosa unione. (…) È in tal modo che uno psicoanalista si adopererà

affiche l’analizzante possa attraversare il fiume e far sì che il

parlessere

, il corpo

parlante, si accordi con i suoi due godimenti: il godimento della parola,

quello che presiede all’instaurazione ma anche alla castrazione dello sgabello –

scabeaustration

, scabellostrazione, come dice carinamente Lacan – e godimento

del corpo, il quale sostiene il sinthomo”.

Sito Slp

http://www.slp-cf.it/forum/-/message_boards/view_message/456769

Domenico Cosenza,

Avere un corpo che parla. Emergenze del corpo

nell’esperienza psicoanalitica. Presentazione del XIII Convegno della Scuola

Lacaniana di Psicoanalisi

“Entrambi questi aspetti, il senso inconscio con la soddisfazione che veicola

(godi-senso o godimento della parola) e il godimento del corpo al di là del

senso, riguardano l’essenza della scoperta di Freud ed il suo modo inaudito di

ripensare nella clinica psicoanalitica il funzionamento del corpo. Pensare il corpo

come pulsione (Trieb), come spinta libidica irriducibile al bisogno e che si situa

alla radice del desiderio del soggetto, è la sovversione introdotta da Freud nel

modo di pensare il funzionamento del corpo dell’essere umano. Ciò che Lacan,

nel suo ultimo insegnamento, chiamerà ‘parlessere’. (…)

Per questo Lacan, parlando del corpo non più solo come simbolico ma come

corpo vivente, introdurrà nel Seminario Ancora la formula del corpo come

‘sostanza godente’. È la struttura stessa dell’inconscio a venire riarticolata alla

radice, a partire dalla riformulazione che ne trasforma lo statuto, da inconscio

strutturato come un linguaggio a inconscio come sostanza godente: ‘L’inconscio

è che l’essere, parlando, gode, e, aggiungo, non vuole saperne di più’.

Come ci ha ricordato Jacques-Alain Miller recentemente, non si tratterà

dell’ultima parola di Lacan al riguardo, poiché giungerà pochi anni dopo,

nello scritto Joyce il sintomo, a rinunciare alla nozione stessa di inconscio

per preferirgli quella di parlessere (parlêtre), marcando ulteriormente in tale

passaggio la propria distanza da Freud”.

Sito SLP:

http://www.slp-cf.it/attivita/-/articolo/56/345608/TEMA- CONVEGNO-RAVENNA-2014#.VpEGyrbhCog

Emmanuelle Borgnis Desbordes,

La Terza. Dal sintomo al sinthomo

“Il partner del

parlessere

(non dice più ‘soggetto dell’inconscio’, ma ‘parlessere’)

è un corpo che si gode (corpo parlante). Mentre l’insegnamento di Lacan si

orientava nel fondamento del soggetto dell’inconscio con il significante e le sue

combinatorie, ora, invece, Lacan prende la via del corpo e della sua

lalingua

per

Campo Freudiano